Attrazioni Turistiche
Frantoi Ipogei nel Salento (Itinerario Archeologico)
Dedicati alla trasformazione dell'olio con l'utilizzo di antiche macine in pietra spinte un tempo da muli e da prestanti persone. Hanno un grande valore storico ed in tutta la città ne sono rimasti soltanto cinque a Torre Santa Susanna: uno in Largo Moccia, uno in Piazza Umberto I, due in Via Latiano ed uno in Piazza Matteotti.
Il frantoio ipogeo o trappeto ipogeo nel Salento è il testimone nascosto di una millenaria civiltà.
Civiltà drammatica, spietata, di uomini e bestie asserviti ad una fatica estenuante, parimenti insopportabile agli uni ed alle altre, eppure assolutamente necessaria per far sgorgare, alla fine di lunghi processi di lavorazione, l’oro liquido dell’economia salentina.
Come l'ulivo è l'aspetto paesaggistico caratterizzante del panorama salentino, il trappeto sotterraneo è stato parte imprescindibile della cultura economica e sociale del Salento, il luogo in cui si è concretizzata, o ridimensionata, o svanita la speranza, per la stragrande maggioranza della popolazione, di affrontare la stagione invernale in maniera meno stentata.I vecchi frantoi ipogei conservano, in modo estremamente distinto, i segni della forte e paziente mano dell'uomo e posseggono una "spazialità" propria degli edifici religiosi, fatta di penombre e di silenzio.
Sono spazi che si sentono immediatamente familiari, che invitano a penetrarli, a conoscerli, a riviverli, perché sono stati costruiti da padri che pensavano alle necessità dei figli.
Questa è virtù preziosa delle opere architettoniche e, purtroppo, è la prima a perdersi quando qualche "appassionato" decide di sottoporre a cosiddetto restauro un vecchio frantoio.
Perché ipogei? Il motivo più comunemente noto che faceva preferire il frantoio scavato nel sasso a quello costruito a pianterreno era la necessità del calore. L'olio, infatti, diventa solido verso i 6° C. Pertanto, affinché la sua estrazione sia facilitata, è indispensabile che l'ambiente in cui avviene la spremitura delle olive sia tiepido. Il che poteva essere assicurato solo in un sotterraneo, riscaldato per di più dai grandi lumi che ardevano notte e giorno, dalla fermentazione delle olive e, soprattutto, dal calore prodotto dalla fatica fisica degli uomini e degli animali.
Accanto a questo, tuttavia, vanno considerati altri motivi, principalmente quelli di ordine economico.
Il costo della manodopera per ottenere un ambiente scavato era relativamente modesto perché non richiedeva l'opera edilizia di personale specializzato, ma solo forza di braccia, e non implicava spese di acquisto e di trasporto del materiale da costruzione. Il frantoio ipogeo, inoltre, presentava il vantaggio di permettere il rapido e diretto svuotamento dei sacchi di olive nelle cellette sottoposte, attraverso le aperture che avevano al centro della volta, facendo risparmiare, anche questa volta, tempo e manodopera.
Anche lo smaltimento degli ultimi residui della produzione olearia era agevolato dalla facilità con cui potevano trovarsi, data la natura carsica del sottosuolo, le profonde fenditure naturali che ingoiavano ogni traccia di quei rifiuti.
A partire dal XIX secolo i frantoi ipogei furono progressivamente dismessi - per ragioni molteplici conseguenti soprattutto all'evoluzione industriale ed a più raffinati ed idonei processi di lavorazione - e sostituiti gradualmente da frantoi semiipogei ed infine in elevato.
Ma il disuso, l'usura del tempo, i decori di gusto primitivo che ornano i vecchi trappeti ipogei, ed ancora la varietà delle piante (a raggiera, longitudinale, multilineare, a camera, ecc.) che ne caratterizzano l'aspetto spaziale, probabilmente suggerito dalla costituzione del sottosuolo più che da una preordinata idea funzionale, ed infine i resti di macchine ciclopiche ancora ivi presenti, concorrono assieme a realizzare in ogni trappeto una magia ogni volta singolare.
Testo tratto dalla collana "Puglia Rurale" - Regione Puglia.
Sito di Crepacore (itinerario archeologico)
Monumento bizantino è localizzato su un pianoro limitrofo ad un canalone, nel quale è attiva ancora oggi una polla d’acqua. L’edificio, annesso alla Masseria le Torri, fu edificato nell’VIII secolo con materiale isodomico che gli conferisce l’aspetto di una fortezza. I materiali con cui fu costruito provengono da altri edifici messapici. Il complesso è arricchito all’interno con colonne di marmo del periodo romano e insiste su un’area archeologica fortemente documentata da resti di grande interesse. Tra i materiali venuti alla luce vi è una fiala vitrea romana, un pugnale ferreo, monete e resti ossei dell’annesso cimitero.
La pianta dell’edificio attuale è a tre navate, la centrale composta dallo spazio di due cupole in asse a Tholos di tipo orientale, due navatelle coperte con volte a botte affiancano la navata centrale. Edificio non comune, da poco reso fruibile grazie ad uno splendido restauro operato dalla Soprintendenza Archeologica di Taranto.Durante le fasi dei lavori vennero alla luce i ruderi della villa romana, di un trappeto e i resti di una necropoli medievale risalente al VI sec. d.C., i cui sarcofagi sono rimasti nel piccolo parco archeologico allestito attorno alla chiesa.
Un meraviglioso ciclo di affreschi, purtroppo mutili, lo adorna all’interno evidenziando una frequentazione che va dall’VIII al XIV secolo. Purtroppo, però, dello splendido apparato iconografico rimane solo quanto basta per farci capire la bellezza del ciclo pittorico. Nel catino absidale è affrescato il Cristo benedicente con i dodici apostoli, evidente è San Pietro e l’anonima figura del committente.
Porto Cesareo e l'isola dei conigli
Porto Cesareo
Porto Cesareo è un comune della provincia di Lecce in Puglia.Ai tempi dei romani si chiamava Portus Sasinae, quando era un importante scalo portuale per il commercio dei prodotti agricoli delle ricche zone interneSituato sulla costa ionica della penisola salentina, dista 26,9 km dal capoluogo provinciale (Lecce).
È un'importante località turistica del Salento ed è sede dell'Area Marina Protetta e della Riserva Naturale Orientata Regionale Palude del Conte e Duna Costiera. Sovente nei periodi estivi è data la presenza di V.I.P. per le sue acque cristalline, mare che ricorda per alcuni tratti zone caraibiche.
Nel 2002 Porto Cesareo è balzato agli onori della cronaca per una notizia molto curiosa che ebbe molta eco e fu imitata successivamente anche in altre parti d'Italia: l'intitolazione di una statua alla show girl Manuela Arcuri. In realtà la statua è dedicata alla moglie del pescatore, che attende il ritorno del marito dal mare. Madrina dell'inaugurazione fu la stessa Arcuri, come deciso, e attestato anche dai verbali dei consigli comunali del 2002. Nacque però l'equivoco, volutamente messo ad arte a scopo di scoop pubblicitario, che la statua rappresentasse proprio la stessa diva. L'opera fu realizzata da uno scultore salentino, che comunque riprodusse il bellissimo volto e le leggiadre fattezze della Arcuri. Rimossa nel 2010 per insistenza delle donne cesarine, la statua richiamava molti curiosi che, in vacanza nella zona, venivano a visitarla, ed è stata purtroppo oggetto di diversi atti vandalici (a marzo 2008 risultava ad esempio priva del naso). L' 8 luglio del 2011 la nuova lista civica comunale ha ricollocato il "monumento al pescatore", nella sua precedente postazione nelle vicinanze della Torre. La reinstallazione è avvenuta alla presenza dell'attrice.
Isola dei conigli
L’isola dei Conigli o Isola Grande è un isolotto posto a pochi metri dalla costa di Porto Cesareo che attira numerosi curiosi e turisti per la sua particolare ubicazione.
Sull 'isola negli anni '50 fu proposto l'allevamento allo stato brado di una colonia di conigli. L'isola è disposta parallelamente alla costa, è lunga circa 2,5 Km, larga quasi 400 metri.
Gran parte dell'isola è coperta da una pineta.Oggi, infatti, appare ricoperta da una fitta vegetazione che varia dalla macchia mediterranea alla splendida pineta di Tamerici, ottenuta con un’opera di rimboschimento risalente agli anni ’50 del secolo scorso.
Numerosi sono i ritrovamenti che nel corso del tempo hanno visto l’Isola dei Conigli come protagonista.
Si narra che molti anni addietro venne ritrovato un anello con incisioni risalenti addirittura ad epoca fenicia, per non parlare della strabiliante scoperta, avvenuta intorno al 1925, di un’antica tomba ormai “ancorata” tra le rocce e di uno scheletro.
Questa è la testimonianza che l’isola era abitata in epoca passata.
Inoltre, sulle coste, sono stati ritrovati cocci e frammenti di anfore, in quantità tali da far pensare che l’isolotto fosse addirittura un porto in cui attraccavano anforiere, magari per lo smercio e il commercio dei preziosi manufatti.
Ovviamente oggigiorno il visitatore è attratto dall’isolotto specialmente per la sua spiaggia bianca e purissima e per i suoi fondali incantevoli che affascinano anche i sub più esperti.
Il tutto arricchito da un’acqua cristallina che incanta e chiama a sé per lunghe balneazioni rinfrescanti!
Lecce
È situato nella parte più pianeggiante del Salento
« Lecce può dirsi la Firenze dell'epoca del barocco. In questa tendenza artistica non v'è nulla in Italia che le si possa comparare. »
(Ferdinand Gregorovius, Nelle Puglie, 1860)
Lecce desta attenzione per la sua bellezza architettonica dei suoi palazzi con la bellezza antica delle sue strade. Il sorgere della città si fa risalire a un secolo prima della guerra di Troia.
Lecce viene definita la “Signora del Barocco”, ed è proprio l’arte barocca quella che caratterizza le guglie, i portali, le chiese, i monumenti e le abitazioni del centro storico. Attraversando Porta Napoli si accede da Nord alla città vecchia, da qui si ramificano alcune tra le più importanti strade della città, sulle quali si affacciano raffinati palazzi settecenteschi. Proseguendo si incontrano la Chiesa di Santa Maria della Provvidenza, in piazzetta Baglivi, e quella di Santa Maria di Costantinopoli in piazzetta Addolorata. In Via Umberto I, invece, potrete ammirare il cinquecentesco Palazzo Adorno e la Basilica di Santa Croce, simbolo della città e del barocco leccese. Vi troverete nei pressi di Piazza Sant’Oronzo, cuore pulsante della vita cittadina, nella quale campeggia la celebre colonna del Santo patrono. Da non perdere Piazza del Duomo in cui il Duomo è solo uno degli imponenti ed importanti edifici che non potranno non affascinare i turisti. Per gli amanti dei giardini la Villa Comunale, situata nei pressi di Piazza Sant’Oronzo, costituirà una piacevole sosta. Oltre al centro storico, anche la parte più recente della città è un interessante spunto di visita, nel cogliere il confronto tra passato e presente, tra tradizione e modernità.
Documenti, quindi, della grande civiltà romana sono l'anfiteatro romano i cui resti sono visibili in pieno centro leccese, in piazza S. Oronzo e cio che rimane dell'antico porto Adriano, a S. Cataldo.
Lo stemma leccese rappresenta una lupa ai piedi di un albero.
Era infatti la zona di Lecce tristemente famosa per la gran quantità di lupi che si trovavano, c'erano inoltre estese foreste di lecci.
A segnare gli antichi limiti della cerchia cittadina c'erano quattro porte oggi ne rimangono solo tre: Porta Napoli, che è la piu antica, Porta S. Biagio, Porta Rudiae.
Inoltrandosi verso il centro il barocco leccese esplode nella plasticità delle architetture, nella grazia degli ornamenti, nella ridondante ricchezza che rendono ancora più raffinati questi palazzi, segni di un'antica nobiltà soprattutto di cultura.
Uno dei più importanti monumenti simbolo del barocco leccese, fu costruita a cavallo di due secoli, dal 1549 al 1695, su disegni di Gabriele Riccardi e dagli architetti Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo: la Basilica di Santa croce.
Il prospetto, ricco di simboli, statue e decorazioni, si divide in tre sezioni: la prima procede dalla gradinata fino alla balaustra; la seconda da questa al cornicione; la terza è costituita da tutto il resto sino al fastigio. L'interno, a pianta basilicale a croce latina, era originariamente ripartito in cinque navate, due delle quali furono successivamente riassorbite in cappelle laterali aggiunte nel XVIII secolo. Le navate sono separate da alte colonne sormontate dalle teste degli Apostoli, degli Evangelisti e dei Profeti.
L’anfiteatro venne costruito nel II secolo d.C. per intrattenere, con gli spettacoli qui rappresentati, i soldati che erano stanziati nei pressi della città. L’edificio venne completamente sepolto dalle macerie in seguito a terremoti e devastazioni e solo alla fine della Seconda Guerra Mondiale, grazie ad alcuni lavori di scavo, è stato riportato alla luce. La parte oggi visibile dell’edificio è appena un terzo dell’intera struttura che resta, probabilmente, ancora sommersa nel sottosuolo della centralissima Piazza Sant’Oronzo perché su di essa sorgono alcuni degli edifici storici di Lecce.
Otranto
Situato sulla costa adriatica della penisola salentina, è il comune più orientale d'Italia.
Dapprima centro messapico e romano, poi bizantino e più tardi aragonese, si sviluppa attorno all'imponente castello e alla cattedrale normanna. Sede arcivescovile e rilevante centro turistico, ha dato il suo nome al Canale d'Otranto, che separa l'Italia dall'Albania, e alla Terra d'Otranto, antica circoscrizione del Regno di Napoli.
E’ una città ricca di attrattive: dalle bellissime spiagge di sabbia bianca e acqua cristallina al suo centro storico pieno di fascino.
Otranto è stata la località vincitrice nel 2002, 2003, 2004 e 2010 delle 5 vele della Guida Blu di Legambiente e Touring Club per il mare più pulito d'Italia. Otranto è anche nei primi 15 posti della lista dei borghi più belli d'Italia stilata dall'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia e nel 2010 è stata insignita del prestigioso riconoscimento UNESCO.
Gallipoli
Gallipoli in greco significa città bella, un nome decisamente appropriato per questa graziosa località della Puglia.
Gallipoli però non offre solo splendide spiagge, ma anche una cittadina molto interessante da visitare.
Il centro storico sorge su un isolotto calcareo, circondato da antiche mura difensive e unito al borgo nuovo tramite un ponte del ‘600. L’urbanizzazione del nucleo originale di Gallipoli risale al 900 d.C., come testimoniano gli stretti vicoli e le viette tortuose, e negli anni si è arricchito di bellissimi palazzi di ogni epoca su cui domina la Cattedrale di Sant’Agata, un meraviglioso esempio di arte barocca.
Domina il paese l’imponente figura del Castello angioino, costruito XIII secolo in epoca bizantina, fu rimodernato ed ampliato dalle dinastie di angioini ed aragonesi.
Ostuni
Ostuni: chiamata "Città bianca" per l'abbagliante candore degli edifici intonacati a calce del suo delizioso borgo antico. Ostuni domina la campagna murgiana da un'altezza di circa 300 mt. e gode di un panorama invidiabile, affacciandosi sul litorale adriatico costellato dai complessi turistici di Rosa Marina, Pilone, Villanova e Costa Merlata rinomati per la loro bellezza e apprezzati per la purezza del loro mare.
Ostuni, detta «città bianca» oppure «città presepe» per la conformazione ed il biancore delle case costituenti il nucleo antico, è un autentico ed inimitabile esempio di architettura mediterranea.
Rinomato centro turistico, nel 2008, 2009, 2010, e 2011 ha ricevuto la Bandiera Blu e le cinque vele di Legambiente per la pulizia delle acque della sua costa e per la qualità dei servizi offerti. Nel 2005, inoltre, la Regione Puglia ha riconosciuto il comune come "località turistica".
Brindisi
Importante centro del Salento nell'Italia meridionale, la città ha rivestito storicamente un importante ruolo commerciale e culturale, dovuto alla sua fortunata posizione verso Oriente e al suo porto naturale sul mar Adriatico.
Sede aeroportuale, la città ospita anche un porto rilevante per i commerci e i trasporti verso la Grecia e il Medio Oriente. Vivace centro industriale della penisola salentina, Brindisi è attiva nell'agricoltura e nell'industria, soprattutto chimica e energetica.
Brindisi sorge su un porto naturale, un'insenatura che si incunea profondamente nella costa adriatica della Puglia.
Taranto
È il secondo comune della regione per popolazione.
Situata nell'omonimo golfo sul mar Ionio, si estende tra due mari: il Mar Grande ed il Mar Piccolo. Insieme a Pilone, nel territorio di Ostuni (BR), e a Santa Maria di Leuca (LE), rappresenta uno dei vertici ideali del Salento.
È sede di un grande porto industriale e commerciale e di un arsenale della Marina Militare Italiana, nonché della maggiore stazione navale. Vi si trova, inoltre, un importante centro industriale, con stabilimenti siderurgici (tra i quali il più grande centro siderurgico d'Europa), petrolchimici, cementiferi e di cantieristica navale. È anche attiva l'industria del liquore.
Le attività principali della provincia sono l'agricoltura, la pesca, l'industria nei settori aeronautico, chimico, alimentare, tessile, l'artigianato, la lavorazione del legno, del vetro e della ceramica.
Il ponte Girevole (o ponte di San Francesco di Paola) di Taranto è la struttura che collega l'isola del Borgo Antico con la penisola del Borgo Nuovo. Inaugurato il 22 maggio 1887 dall'Ammiraglio Ferdinando Acton, il ponte sovrasta un canale navigabile lungo 400 metri e largo 73 metri che unisce il Mar Grande al Mar Piccolo.
Il ponte appare in alcuni film, il più antico di questi è senz'altro "La nave bianca", girato a Taranto nel 1941. Anche Gabriele d'Annunzio cita la struttura in un suo poema:
« Taranto, sol per àncore ed ormeggi
assicurar nel ben difeso specchio,
di tanta fresca porpora rosseggi?
A che, fra San Cataldo e il tuo più vecchio
muro che sa Bisanzio ed Aragona,
che sa Svezia ed Angiò, tendi l'orecchio?
Non balena sul Mar Grande nè tuona.
Ma sul ferrato cardine il tuo Ponte
gira e del ferro il tuo Canal rintrona.
Passan così le tue belle navi pronte
per entrar nella darsena sicura,
volta la poppa al jonico orizzonte. »
(Gabriele d'Annunzio - Laudi del Cielo del Mare della Terra e degli Eroi, libro IV).